Premio Paternazzo! Partecipate anche voi!



Cari ragazzi,
come vi avevamo promesso, ecco la biografia di Don Giuseppe Paternazzo,
la cui nobile esistenza è il faro delle nostre attività. In onore di
Paternazzo, abbiamo deciso di istituire un concorso a premi, al quale
tutti voi siete chiamati a partecipare. La ricompensa è la più grande
che voi possiate immaginare: la nostra gratitudine e la nostra perenne
benedizione. Per concorrere al Premio Paternazzo, dovete un componimento
(in prosa o in versi) ispirato alla vita, alle opere, alle battaglie di
Giuseppe Paternazzo; oppure relativo ai danni dei videogiochi, e al male
che essi rappresentano nella vita giovanile.  Sono accettati anche i
disegni. Gli elaborati vanno spediti al seguente indirizzo:

[email protected]

Ma ecco la biografia di Paternazzo, con la speranza che il suo nobile
esempio vi illumini e vi guidi!

La vita di Don Giuseppe Paternazzo, sacerdote dal grande cuore, coincide
totalmente  con la sua battaglia contro le seduzioni del modernismo, e
contro i danni che il progresso tecnologico arreca all’integrità morale
dei giovani. Negli anni ’30, appena ventenne, svolge la missione di
educatore nei campi estivi della Gioventù Italiana; insegna ai bambini
l’importanza e la nobiltà del lavoro, coniando il motto “Il lavoro rende
l’uomo libero” che tanta risonanza avrà negli anni a venire. Lo scoppio
del secondo conflitto mondiale lo vede fervente patriota e sostenitore
della supremazia Italiana; dopo il tradimento di Badoglio, Paternazzo è
costretto a rifugiarsi a Pietralcina, divenendo sodale e amico di Padre
Pio. Un ottuagenario frate di Pietralcina ricorda con commozione “le ore
nelle quali Padre Pio e Paternazzo solevano trattenersi nella cella ora
di uno, ora dell’altro: essi non lasciavano che entrasse nessuno, ma dai
gemiti e dalle grida che provenivano dai loro alloggi, era ben evidente
che i due santi uomini stavano sperimentando la comunione diretta con il
Creatore”. Negli anni ’50 giunge a Pietralcina l’uomo della Provvidenza,
l’onorevole Giulio Andreotti, che elegge Paternazzo a suo confessore e
consigliere spirituale. E’ grazie all’aiuto di Andreotti che Paternazzo
può abbandonare l’esilio e ritornare all’azione civile; presto il
sacerdote si accorge della nocività della musica americana, che
imperversa tra le nuove generazioni, e si batte perché vengano
sequestrati dai negozi i dischi di Elvis Presly e dei Fratelli Everly.
Crea il movimento politico – religioso “I fratelli della Fede” e, con i
suoi adepti, organizza un’irruzione al concorso di Miss Italia 1956,
schiaffeggiando e richiamando all’ordine le candidate che ardivano
sfilare a gambe scoperte. Il sacrosanto sdegno dei “Fratelli della Fede”
viene scambiato per provocazione, ne nasce una rissa, e Don Paternazzo
viene denunciato alle autorità giudiziarie; ne esce trionfante, grazie
anche alle parole che in sua difesa spende Giulio Andreotti. Negli anni
’60 il sacerdote diviene Preside dell’Istituto Femminile delle Figlie di
Maria di Afragola, e si scaglia con veemenza contro la contestazione
giovanile, il flipper, i film “Rocco e i suoi fratelli” e “La dolce
vita” e le minigonne; da ricordare, inoltre, la sua crociata contro la
trasmissione televisiva “Carosello”. Le pubblicità colpite dagli strali
di Paternazzo sono quelle della Lines (dove l’ippopotamo Pippo “turba la
fantasia infantile, irrompendo nell’intimità del bambino con le
sembianze orrende di un novello Leviathan”), e della Lavazza (dove “il
cono parlante chiamato Caballero avanza in cerca di donne da stuprare”).
Memorabile anche il suo intervento contro la canzone “Lascia che sia”
dei Betles, palese incitazione al satanismo. Negli anni ’70 e 80
Paternazzo si dedica alla lotta contro i videogiochi, che lo porterà
alla tomba: bersaglio principale dei suoi strali è il gioco intitolato
“La Donna Pac”, “orrenda divoratrice di esseri dalla forma fallica,
incitazione al sesso non riproduttivo e al vampirismo”. Si aggira per i
giardinetti di Afragola, soffermandosi a parlare con i bambini, offrendo
loro caramelle e tentando di distoglierli dal letale passatempo dei
videogiochi. Per essere in più intima conversazione con i fanciulli,
Paternazzo li conduce in luoghi appartati; più di una volta, dopo il
colloquio, i ragazzini hanno le lacrime agli occhi, mossi a commozione
dagli atti dolci e sinceri del sacerdote. La bontà difficilmente trova
premio sulla terra, e il genitore di uno dei bambini denuncia Paternazzo
con un’accusa infamante; fortunatamente il religioso è assolto con
formula piena, anche grazie agli attestati di stima pronunciati dal
Senatore Andreotti. La morte lo coglie ottantacinquenne, nel 1996,
mentre – collegato a Internet – contempla con sconforto il degrado della
società attuale: gli è letale la visione di un sito, in cui si vede una
negra che emula le imprese di Pasifae, “che s’imbestiò nell’imbestiata
bestia”. Nel suo testamento, Paternazzo lascia la sua discreta fortuna
(ricavata da alcuni oculati investimenti in Sud Africa dagli anni ’50
agli anni ’80) al nostro presidente e fondatore, col patto che egli
s’impegni a creare l’Associazione Borromeo.

Associazione Famiglie Cattoliche "San Carlo Borromeo"
Via delle Cento Fontane 33, Afragola (NA)
"Agnus cum leo iacebit, sed iactura pauce durabit"